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Bisogna diffidare degli storici improvvisati perché, secondo un detto brasiliano, per capire e cambiare la società bisogna avere “scienza, coscienza e pazienza”.

Chi si ostina a non voler veramente capire, si affretta a sbrigativi giudizi storici per costruire e conseguentemente eliminare nemici o semplici concorrenti. Gli storici improvvisati amano controllare la memoria; è un modo per distruggere la verità scomoda.

Il comandante di Auschwitz Rudolf Höss racconta nella sua autobiografia, che le unità mobili di massacro (Einsatzgruppen) furono sostituite con i campi di sterminio proprio perché c’erano troppi testimoni che ricordavano e raccontavano.

L’imperatore azteco Itzcoatl ordinò la distruzione di tutto ciò che potesse ricordare la tradizione che voleva ricomporre a suo piacimento. I conquistadores spagnoli fecero di peggio; i regimi totalitari, fascisti e comunisti, si specializzarono nella distruzione delle tracce compresi i cadaveri, dissepolti e trasformati in cenere. Operazione perfettamente riprodotta dai narcotrafficanti e dai mafiosi.

Cancellate le tracce si costruisce una nuova verità; e se proprio non si riesce a distruggere basta ricomporre gli avvenimenti in maniera diversa. Perché la memoria è sempre selezione anche quando è guidata da un sistema di valori.

Diventano storici improvvisati i pubblici ministeri malati di esibizionismo che aprono fascicoli solo se possono costruire giudizi mediatici, rinunziando a indagini che potrebbero compromettere carriere.

Diventano storici improvvisati i giornalisti che rinunciano alle scomode inchieste per diventare lo strumento privilegiato di gruppi di potere sempre meno identificabili.

Diventano storici improvvisati i leader di movimenti politici che identificano i mali del mondo nella categoria degli altri, proponendosi come puri e infallibili.

Che dire allora di tutta la tragedia che ha scosso il secolo passato? Pensavamo di aver capito che nessuno di noi può ritenersi “giudice universale”; che il male è in ciascuno di noi, che la ragione è allo stesso modo a servizio del bene e del male.

Che dobbiamo solo avere il coraggio di uscire dall’area grigia alla quale tutti apparteniamo e assumere il senso della nostra responsabilità nel mondo. Solo così si potrebbe veramente chiedere giustizia.

Non vendetta, in un mondo dove continua la guerra; non perdono in tutte le parti dell’anima dove la guerra non è cessata. E ci divora.