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Intervista a Jacopo Fo

con la collaborazione di Roberto Motta e Gabriella Canova

Alluvione in Emilia-Romagna: dalle notizie sul tragico evento, emergono fatti visti numerose volte che si ripresentano con lo stesso copione. Si cercano “i responsabili”, come se questo possa bastare a placare la vanità dell’essere umano di dominare la natura. Non sarebbe meglio ricordare che l’uomo ha una spiccata capacità di distruggere qualsiasi forma di vita?

Basta fare il viandante in uno dei meravigliosi percorsi naturali che l’Italia ancora conserva, per assistere allo spettacolo dell’orrore. In Abruzzo, qualche improvvisato allevatore ha seminato esche avvelenate uccidendo sia i lupi che i grifoni, ripopolati a fatica dopo anni di investimenti con progetti internazionali. Con la stessa stupidità vengono disboscate intere montagne per costruire case con piscina che saranno abitate non più di un mese l’anno. Durante quel breve soggiorno sarà necessario tagliare alcuni abeti secolari. Perché il bagno in piscina può risultare insopportabile se un albero ti toglie la vista del lago…

L’uomo partecipa attivamente alla tempesta planetaria e il processo sembra inarrestabile. Rimane una speranza: che questa tempesta sia assorbita dalla logica di una natura che distrugge noi mentre noi la distruggiamo. Aspettando di capire come evolverà il disastro meglio volgere lo sguardo a chi, invece di comprare una macchina costosa o una casa con piscina, ha preferito proteggere un bosco secolare. Da queste considerazioni nasce l’intervista a Jacopo Fo durante un viaggio immaginario di ritorno dalla luna. Alla fine della vita.

Claudio: Io sono morto da tempo però dalla Luna mi hanno dato la possibilità di tornare sulla Terra. Mi hanno chiesto: “Dove vorresti andare?” e io ho risposto: “Vorrei andare ad Alcatraz, vediamo che è successo, è passato un secolo da quando è iniziata una realtà così bella.” Io pensavo di trovare tutto dimenticato o distrutto da qualche cattiva energia degli esseri umani. Invece ho visto tutto come prima. Ma è vero? Perché io sono un fantasma e può darsi che mi sbagli.

Jacopo: Penso di sì. Penso che la storia di questo modo di pensare che noi abbiamo cercato di vivere…
Abbiamo creato una specie di spettacolo che attualmente va avanti da 41 anni perché non è reale. Non è reale un posto dove tu vai, non hai i soldi, non paghi e stai quanto vuoi, non esiste. Oppure un posto che non rispetta delle regole anche estetiche… dove si mangiano cose di grande qualità ma senza tirarsela…
Questo tentativo di essere in modo diverso, di vivere in maniera diversa esiste da millenni. A volte sembra che scompaia, poi riappare e così via.
Io credo che siamo alla vigilia di un’era nella quale l’essere seri ha fatto il suo tempo. Il mondo è in mano alle persone serie da millenni e hanno fatto anche delle cose buone, però adesso hanno rotto i coglioni.
Sta cambiando tutto, sta cambiando la modalità nel dettaglio. Se noi pensiamo alla nostra vita di vent’anni fa… oggi il digitale ha modificato il mondo, la nostra vita quotidiana.
A che cosa porterà questo? Secondo me un luogo strano, sui monti, in mezzo ai boschi… Nel 2073 ci saranno alberi enormi. Io spero che le mie figlie e i figli delle mie figlie continueranno a conservare questo patrimonio di bellezza. È anche scaramantico: non tagliare gli alberi porta fortuna.
Noi siamo portatori sani di un’altra cultura. Credo che questo sia il momento della realizzazione. Oggi si può, oggi le barriere sono cadute, noi siamo persone che lavorano sulla comunicazione delle emozioni e oggi non c’è più una barriera: vai su Tik Tok e puoi fare un video che raggiunge 1, 10, 100 milioni di persone. Quand’è che un essere umano solo con un cellulare da qualche centinaio di euro poteva comunicare non dico con sette miliardi di persone ma con sei senz’altro? È un potere straordinario e ancora non è iniziata realmente la rivoluzione del digitale, di internet. In questi giorni stiamo facendo alcuni esperimenti sugli acquisti. Per dirla in modo banale, abbiamo scelto di consigliare l’acquisto, per esempio, di un detersivo, ma non un detersivo qualsiasi, si tratta del miglior detersivo, al prezzo migliore e una quota del tuo acquisto va a finanziare azioni culturali e solidali.
Se lo fanno 100 milioni di persone cosa succede? Se lo fanno un miliardo di persone cosa succede? Succede che le grandi company che si occupano di comunicazione hanno perso.
Incredibilmente quello che prevedeva il buon vecchio Marx e il buon vecchio Engels (di cui non parla mai nessuno ma che era veramente un grande) il capitalismo sta creando le condizioni per rivoluzionare il mondo in maniera mai vista: un potere diffuso di fare qualsiasi cosa, l’ accesso ai mercati mondiali.
Stiamo preparando una campagna di sostegno alle cooperative di donne indiane (dalit) che producono il migliore olio per capelli del mondo. Possono inserirlo nel mercato senza pagare una tassa inziale perché Amazon (con tutti i limiti che ha e tutte le critiche che si possono fare) ha aperto a questa cooperativa di donne, le più umili del mondo, la possibilità di commerciare in tutto il pianeta.

Claudio: Quando sono arrivato sulla Luna ho trovato subito qualcuno che conosceva Alcatraz e mi ha fatto molto piacere. Però mi ha parlato malissimo di questo pazzo, questo Jacopo e mi ha detto; “Quello è un contadino matto, perché i contadini seminano con un ordine e lui invece semina con disordine.” Questo ha confermato la mia idea, il mio amore per questo luogo, perché ho conosciuto tanti contadini che in vecchiaia apparentemente erano ammattiti, incominciavano a seminare a cavolo e invece ho sempre pensato che fosse una grande saggezza seminare con disordine quando arriva il momento. Tu come hai fatto a combinare queste due cose? Ordine e disordine qui convivono.

Jacopo: A questo proposito mi viene in mente una storia vera. Per decenni i ricercatori, gli antropologi che visitavano l’Amazzonia dicevano: “In Amazzonia non c’è agricoltura” perché non vedevano campi, non vedevano orti. Poi un giorno una ricercatrice ha avuto la strana idea di chiedere: “Scusate, voi coltivate qualcosa?” e questi hanno risposto. “Certo che coltiviamo, non vedi? Lì c’è una zucca, lì delle patate…” Era tutto mischiato, non c’erano i filari, non c’erano le aiuole rettangolari…
Allora i ricercatori si sono messi a studiare la tecnica di coltivazione dei contadini dell’Amazzonia e hanno scoperto che da migliaia di anni tutte le brocche e tutti i vasi che si rompono li frantumano e li aggiungono al campo così come tutti gli avanzi del fuoco: la cenere ma anche le carbonelle. Questo che cosa ha portato? Al fatto che la loro terra si è riempita di sostanze che hanno tante cavità come l’argilla e il carbone quindi è diventata una terra ricchissima perché ha una quantità di batteri altissima. Hanno costruito il luna park dei batteri.
E dove ci sono tanti batteri arrivano gli acari, dove ci sono gli acari arrivano gli insetti… quella terra non ha bisogno di essere concimata perché ogni anno cresce di un centimetro a causa di tutti gli insetti, i batteri, ecc. che muoiono e ne attirano altri, ecc. e adesso la vendono come il non plus ultra della terra da giardinaggio.
L’altra cosa che fa sì che l’agricoltura dell’Amazzonia sia tra le più ricche del mondo è che gli indigeni pensano che le piante se le metti tutte uguali e vicine stanno male perché il mais adora la zucca e la zucca vuole l’aglio perché l’aglio ha un odore che tiene lontano gli insetti che danno fastidio alla zucca. E i piselli e i fagioli si arrampicano sul mais e bucano il terreno e lo azotano e così via. In pratica creano dei microsistemi. Delle micro ecologie in ogni metro quadrato che coltivano, ecco perché l’occidentale guarda e non vede la coltivazione rigogliosa.

Claudio: E chi difende tutto questo?

Jacopo: Sai, queste tribù dell’Amazzonia hanno resistito alla più barbara invasione che mai si sia potuta immaginare. Gente che coi fucili, coi cannoni, con l’acciaio, che dava loro la caccia e metteva le taglie e davano un premio a chi portava loro le orecchie di un indios.
Ma quella gente è inestirpabile.
Molto compagni sono delusi perché secondo loro non abbiamo cambiato il mondo ma col cavolo che non abbiamo cambiato il mondo!
La nostra vita sarebbe stata completamente diversa: centinaia di milioni di persone stanno vivendo e hanno vissuto una vita che prima degli anni ‘70 non esisteva, inconcepibile. Era inconcepibile vestirsi come cavolo ti pareva. Quando vedi i ragazzi che vanno in giro con i pantaloni stracciati… ma ci pensi? È la rottura di un canone estetico fondamentale: avere i vestiti in ordine.
Io non metterò mai i jeans stracciati, per me è da marziani, però se volessi potrei farlo e così per tutto: i rapporti sessuali, l’omosessualità, il rispetto per le persone disabili… abbiamo cambiato il mondo e abbiamo dimostrato l’impossibilità di fermare questo fenomeno. Che non è un fenomeno dettato dalla volontà, sono proprio i meccanismi della storia; il potere di un ragazzo di 15 anni di oggi dal punto di vista della comunicazione è un milione di volte maggiore di quello del re d’Italia all’inizio del secolo scorso.

Claudio: Ma ci sono ancora le prigioni. Alcatraz continua a evocare questa idea?

Jacopo: Il motivo per cui si chiama Alcatraz sta nello slogan del primo anno di attività: “La vita è una prigione, cerca un carcere dal quale si possa evadere.”
Io non ho detto che il mondo è perfetto.
La cultura che noi portiamo avanti è una cultura che ha al centro le emozioni: nell’arte, nelle relazioni personali e questa è una novità pazzesca. Ho gestito tantissimi corsi nei quali semplicemente chiedevo alle persone: “Quando sei andato a vedere Venezia, per esempio, cosa ti ha emozionato?” La risposta 99 volete su 100, ancora oggi è che c’era un castello, una chiesa, com’era, lo stile, l’epoca… “Ma cosa ti ha emozionato? Cosa hai sentito nei tuoi muscoli, nella tua carne, nella tua pelle? Hai avuto i brividi, hai sentito cosa?”
Dopo vari tentativi un ragazzo mi ha detto: “Quando vado sulla torre del campanile di Venezia mi sento liberare il respiro.” Questa è un’emozione.
Solo una piccolissima percentuale della popolazione dice che le emozioni sono fondamentali. Ci sono scuole che giocano con i bambini parlando di emozioni.
L’arte del potere è priva di emozione, tant’è che diventano qualcosa di valore economico pazzesco, di gioco di speculazione delle opere che di emozione non hanno nulla. Se uno si emoziona per un taglio sopra una tela ha dei problemi gravi. “È tutto culturale, è il senso dell’opera, non quello che vedi…” dicono. Il senso dell’opera e non quello che vedi? I giornali sono pieni di donne nude ma trovami una foto di una donna veramente nuda, che non abbia un orpello: il braccialetto, il reggicalze, le scarpe, qualunque cosa che la vesta, una collana… la nudità nuda senza nessun messaggio culturale è dirompente per questa società.
È una società che non può sentire l’empatia e se non senti l’empatia devi uccidere le emozioni. Come i soldati romani che per andare a combattere dovevano essere “bruciati” emotivamente, li picchiavano fin da piccoli, la violenza sui bambini romani era terribile così si aveva un soldato che non aveva emozioni perché gliene avevano fatte di tutti i colori.
Per non parlare dei marines che dovevano squartare un capretto perché dovevano superare il disgusto di provocare dolore.
Una società dove 10 milioni di persone muoiono di fame ogni anno non sente l’empatia.
Attenzione però, sta cambiando. Quando eravamo un miliardo e mezzo, i morti di fame erano 40 milioni all’anno. Oggi siamo in 7 miliardi e sono 10 milioni. Cioè, si è moltiplicato il numero di abitanti ed è diminuito di molte volte il numero dei morti per fame. E soprattutto stanno cambiando le condizioni.
Questi intellettuali che snobbano Tik Tok… Tik Tok è l’unico posto al mondo dove trovi un video fatto da un ragazzo che non ha nulla ed è riuscito a farsi prestare per mezz’ora un cellulare (e poi magari dovrà lavorare una giornata per ripagare quel prestito) per girare un video e metterlo su Tik ToK che ti offre un sistema di montaggio e di elaborazione dell’audio semplicissimi, i migliori che ci sono sul mercato. E tu vedi degli scorci di vita di persone che non hanno mai avuto voce al mondo.

Claudio: Ti ringrazio ma non mi interessano queste cose, io sono un fantasma non mi interessano più gli esseri umani e invece ti voglio ringraziare perché ho avuto l’opportunità di arrivare qui di notte quando gli esseri umani dormivano e non erano in circolazione e di visitare gli spazi, i luoghi e gli oggetti, le sculture, le opere lasciate da chi è venuto qui e queste cose parlano e ho avuto la sensazione (volevo da te una conferma, forse è l’ultima domanda che ti faccio) che le cose parlano, che parlano i luoghi ma parlano solo quando qualcuno è riuscito a costruire il linguaggio giusto insieme con la natura. È vero? E non so neanche dove sei tu, se sei vivo e sei morto però che sensazione hai tu?

Jacopo: Io ho la sensazione che noi seguiamo una diversa religione che è una religione senza un dio ma in cui c’è modo di relazionarsi alle cose.
Una delle cose di cui sono più soddisfatto nella mia vita è essere riuscito a trovare il coraggio di dire al funerale di mio padre il fatto che mio padre continuava a parlare con mia madre anche dopo che era morta. La faceva intervenire sulle cose pratiche e mia madre rispondeva, gli risolveva i problemi.
Scoprire che una famiglia comunista credesse alla vita dopo la morte in maniera assoluta, due concetti completamente antagonisti… totale laicità e totale religiosità, animismo, la forma più antica di religione. Meraviglioso, due idee contraddittorie e credo che avere in testa due idee contraddittorie sia l’inizio dell’intelligenza.
Allora noi abbiamo una religione, una religione che ascolta il linguaggio delle cose e se vuoi è la ricerca che io ho fatto qui dove continuo dal 1979 a spostare le cose, costruire pezzi di muro, far venire i muratori, cambiare… credo di aver dato una forma a questo posto.
C’è stato un momento in cui invitavamo la gente a mangiare gratis se ci portava due sedie e ci sono state persone che ci hanno portato mobili assurdi provenienti da mezzo mondo. Tutto questo è una forma di religione e noi abbiamo bisogno di una religione. Non è una religione dove qualcuno potrà fare il prete, il mio grande maestro è  Krishnamurti che dice: “Qualunque cosa fai cerca di essere presente a quello che stai sentendo, alle emozioni che senti mentre lo fai”. Come fai a creare una religione su un’affermazione così?
Credo che porti sfiga, se hai soldi, non possedere degli alberi. Credo che una persona che ha una piscina, una casa, una macchina, un aereo, un elicottero e non ha salvato un chilometro quadrato di boschi sia un poveraccio e pagherà col sangue perché ha deviato delle energie che dovevano andare verso la natura. Io sono felice di aver comperato 4milioni e 500mila metri quadrati di terra e di boschi con i soldi della mia famiglia e averli protetti per 40 anni e più.
Anni fa in un appezzamento di terra avevamo una vigna che era sorretta da una ventina di alberi detti “stucchi”. La vigna non c’era più e rimanevano nel campo questi alberi che avevano perso la loro funzione,
Un tecnico agrario mi dissee: “Se noi tagliamo questi venti stucchi aumentiamo del 15% il rendimento in fieno o in grano di questo campo.” Io non volevo tagliarli ma non trovavo il modo di dirlo al tecnico agrario senza fare la figura del cretino.
Allora andai da mio padre e gli dissi: “Senti, mi dicono di tagliare tutti gli stucchi, che cosa ne dici?” e mio padre rispose: “No, no! È una scaramanzia, non possiamo tagliare gli alberi.” Tornai dal tecnico e gli dissi: “Guardi, la mia famiglia non taglia gli alberi.” “E perché?” “Perché porta male.”
E il tecnico non ha avuto obiezioni. Capisci? Noi siamo portatori sani di un altro modo di intendere la vita ed è completamente antagonista a quello che viviamo e nonostante questo…
Mi è piaciuto molto il discorso di Barba quando diceva: “Non bisogna solo essere bravi sul palcoscenico ma anche essere bravi nella battaglia per organizzare, farti finanziare, trovare il modo per stare in piedi…” Il teatro costa, Alcatraz è una macchina che costa, solo uno sciocco può pensare che ci abbiamo guadagnato, ci abbiamo rimesso delle cifre di denaro mostruose ma il lusso è quello lì. Ho delle camicie che porto da vent’anni, comperate da mia madre, indistruttibili, quando proprio sono a pezzi giro il colletto perché il mio lusso è qua· è pieno di piante, sassi, fili d’erba… questo è il lusso. E il fatto che 50mila persone, forse 60mila sono venute qui ad Alcatraz e hanno mangiato con me. Cosa c’è di più lussuoso? Ho parlato, ho incontrato persone… la ricchezza della vita cos’è? La vita cos’è? L’arte dell’incontro.
È religione tutto questo? Secondo me sì.

Claudio: Bene, posso tornare sulla Luna.

Roberto: Sì, ciao.

Jacopo: Ciao, vado anche io.