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Dopo il referendum l’Italia si chiamerà Sicilia

La prima immagine che accoglie il turista all’aeroporto di Catania, è una foto di Luigi Pirandello; una gigantografia affissa lungo il corridoio che s’imbocca usciti dall’aereo.

La frase posta sotto la foto del celebre scrittore suona come un pugno in faccia per il turista che pensava di approdare nella Sicilia, cartolina del mare, cannoli e arancine: “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”. Non è proprio come dare uno spensierato benvenuto!

É una bellissima presentazione di una terra in cui l’ipocrisia è diventata il canovaccio di uno spettacolo di commedia dell’arte eseguito con grande maestria. Con il risultato che forse oggi è il luogo privilegiato dal quale è possibile comprendere tutta la situazione sociale italiana.

La Sicilia conosce i suoi mali e continua a non farne i conti ma a rappresentarsi con personaggi diversi della stessa commedia. In un certo senso tutta l’Italia è divenuta Sicilia.

Non esiste più quell’Italia delle storie di Don Camillo e Peppone, dove culture opposte (il sindaco comunista contro il prete democristiano) si scontrano accanitamente ma nel quadro di una lealtà e di un rispetto per l’altro. In quell’Italia descritta da Giovannino Guareschi, c’era ancora la percezione di un mondo ostile contro il quale dovevamo restare uniti rispettando le diverse culture e opinioni politiche.

La farsa del referendum ci ha fatto capire che gli accordi segreti, le trasversalità, gli schieramenti e le false morali sono state brutalmente scoperti.

Eliminando tutte le finzioni politiche, le maschere, i trucchetti televisivi, ci rendiamo conto che rimane solo l’ammonimento pirandelliano: la doppia morale delle maschere. Si predica quello che non si pratica e si pratica quello che non si predica. Oltre questo il nulla. E non perché non ci sia nulla ma perché ciò che ha un valore si crea grazie alla guerra del cuore, alla tragedia delle passioni e delle utopie e non grazie ai sotterfugi e ai giochi di potere.

Si direbbe che in Italia ne abbiamo abbastanza di tragedie e tragediatori, di guerre e nemici, di sistemi di potere e complotti; ma negli ultimi decenni siamo proprio convinti di essere immortali e riusciamo a deprivare di valore l’architettura dell’esistenza nei suoi principi fondamentali. Nemici pronti a allearsi con te a patto di fregare qualcuno, amici pronti a ucciderti per conquistare posti di potere; la logica della sopraffazione è la religione del momento, sostenuta da una teologia mediatica che non conosce confini.

La realtà della quale facciamo parte quotidianamente è ammaestrata all’esercizio di sopravvivenza; ci costringe a tradire quotidianamente il bene, per nutrire un io famelico in perenne stato confusionale.

E allora la cosa migliore che ci possa capitare dopo il referendum è che la Sicilia invada l’Italia. Non c’è altra possibilità; meglio cannoli e arancine! Niente da fare per le questioni serie! Perché come avvertiva Sciascia:

“Tutti i nodi vengono al pettine. Quando c’è il pettine”.