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Oppioidi

Negli Stati Uniti, l’emergenza sulla diffusione degli oppioidi è stata causata dalle strategie criminali di alcuni produttori che hanno falsificato le prove relative alla tossicità e dipendenza di nuovi farmaci per alimentarne la prescrizione indiscriminata per il trattamento di qualsiasi tipo di dolore. Si è creato un vero e proprio mercato basato sulla gestione del dolore e un uso diffuso di nuovi oppioidi da prescrizione come l’oxicodone e l’idrocodone. Si tratta si sostanze che pur avendo una struttura chimica simile all’eroina e al fentanyl, non erano ancora sottoposti a rigidi controlli e quindi venivano prescritti con facilità anche per lesioni comuni, artrite, mal di schiena o mal di denti. Le aziende produttrici dei nuovi oppioidi sintetici sostenevano che si trattava di farmaci che non creavano dipendenza e, con la connivenza dei medici di base e delle istituzioni statunitensi, provocarono una massa crescente di individui dipendenti dalla sostanza. Questa nuova epidemia di narcotici ha colpito indiscriminatamente tutte le classi sociali ed i gruppi etnici.

I professionisti dell’upper class di Manhattan avevano lo stesso problema di dipendenza dei red necks delle zone industriali e dei reduci della guerre in Iraq ed Afghanistan; anziani, giovani, e giovanissimi; bianchi wasp, neri afroamericani, latinos ed asiatici tutti erano accomunati dalla stessa dipendenza provocata dalle prescrizioni dei loro medici. La reazione delle autorità di controllo americane è giunta con molto ritardo ma ha stabilito la sorveglianza sulle aziende farmaceutiche e sulle cosidette pills mills (letteralmente mulini per pillole), cliniche private di trattamento del dolore che prescrivevano con facilità antidolorifici anche senza una vera anamnesi e senza un monitoraggio medico. Tuttavia, la rigidità dei controlli ha prodotto due effetti perversi: la nascita di un mercato nero degli oppioidi sintetici farmaceutici riservato generalmente ai più ricchi; e l’aumento della vendita di black tar, l’eroina messicana, più economica e raggiungibile dai poveri. Come spesso capita nelle dinamiche perverse dei mercati delle droghe, la nuova domanda degli oppioidi ha aperto nuovi scenari di mercato, creando le condizioni per l’uso incontrollato del fentanyl.

È provato che i primi quantitativi di fentanyl immessi sul mercato nordamericano siano arrivati dalla Cina. Era un oppiaceo economico, molto difficile da individuare e fuori dai controlli in moltissime giurisdizioni nazionali. Era facile produrlo in maniera clandestina e inviarlo in modiche quantità, nascosto con altri prodotti chimici e farmaceutici leciti.
Nel 2019, anche a seguito delle pressioni internazionali, le autorità di Pechino hanno limitato la produzione e l’export del fentanyl, eliminandone praticamente il flusso diretto verso gli Stati Uniti. Ma come sempre accade nei mercati a domanda rigida quali quelli delle droghe, una volta creata la domanda, l’offerta si adatta.

È quanto succede oggi con i cartelli messicani che hanno progressivamente sostituito la loro offerta di black tar con il fentanyl prodotto in Messico. Nel corso del 2022 il Department of Homeland Security’s Customs and Border Protection ha sequestrato oltre 6.667 kg di fentanyl con un aumento del 31% rispetto all’anno precedente. In quel periodo, circa il 96% di tutto il fentanyl sequestrato proveniva dal Messico, con solo 270 kg che raggiungevano gli Stati Uniti da altre destinazioni. La proiezione dei cartelli messicani nella regione Centroamericana – derivata dalla presenza di basi logistiche per il traffico della cocaina dal Sud America – ha facilitato la diversificazione dei porti di arrivo per il fentanyl ed i suoi precursori. Il 23 marzo 2023, la Policía Nacional Civil del Guatemala ha sequestrato a Puerto Barrios il primo carico di fentanyl. Si trattava di 120 barili trasportati da una nave portacontainer proveniente dalla Turchia.

Il Guatemala viene considerato già da qualche anno, la porta d’ingresso dei precursori chimici provenienti dalla Cina e dall’India, due tra i più grandi ed attivi attori dell’industria chimica e farmaceutica mondiale. Oggi la gran parte del fentanyl che raggiunge gli Stati Uniti sembra provenire proprio dal Messico. Questa evidenza, pur parzialmente negata dal governo messicano, ha creato un difficile equilibrio diplomatico fra i tre paesi, Cina, Messico e Stati Uniti, con uno scarico di responsabilità sulle vere cause che hanno provocato il dilagare del fentanyl. Nella loro retorica dei buoni e dei cattivi, alcuni esponenti politici statunitensi si spingono a proporre di dichiarare terroristi i narcotrafficanti messicani ed accusare la Cina di negligenza dolosa. La Cina, da parte sua, accusa gli Stati Uniti di usare la guerra antidroga come strumento dell’imperialismo yankee. Nega di essere responsabile del traffico di fentanyl e ritiene di essere usata come capro espiatorio di un problema interno degli Stati Uniti come l’uso di oppiacei senza prescrizione. A sua volta il Messico denuncia un’indebita ingerenza della DEA negli affari interni messicani, prova ad usare la politica antidroga come strumento negoziale in materia di commercio e migranti e ribadisce che il vero problema è l’Asia. Nel maggio del 2023 il Messico ha approvato la “Legge Federale per il controllo dei precursori chimici – o legge anti-fentanyl” – che ha l’obiettivo di prevenire la produzione illecita di droghe sintetiche attraverso l’applicazione di sanzioni amministrative e la criminalizzazione delle condotte associate alla produzione illegale di precursori chimici. La comparsa del fentanyl e degli oppioidi sintetici sui mercati illeciti delle droghe, ha prodotto importanti cambiamenti nella geopolitica mondiale della lotta al narcotraffico. Fino all’ascesa degli oppioidi sintetici, gli Stati Uniti dovevano principalmente fare i conti con la fornitura di stupefacenti illeciti provenienti da paesi in via di sviluppo o afflitti dalla guerra, come l’Afghanistan o Myanmar, o da paesi a reddito medio, come Messico e Colombia. Ma la produzione illecita di fentanyl in Cina e in India, due superpotenze in ascesa e la possibilità che tale produzione si sposti dovunque ci sia un’industria farmaceutica o chimica di base, stanno creando una situazione politica nuova e imprevedibile. Anche a livello europeo il mercato è sempre più dinamico, con gruppi criminali pronti a sfruttare le opportunità presentate dall’economie globali e digitali. I metodi e la velocità di produzione e di distribuzione sono sempre più influenzati da fattori come la globalizzazione e i progressi tecnologici. L’economia virtuale consente i pagamenti anonimi; per i gruppi criminali significa la possibilità di ridurre i rischi e di massimizzare i guadagni. La produzione si avvicina sempre di più ai canali di consumo, riducendo anche le nuove difficoltà emerse dalla logistica del trasporto marittimo, sempre più soggetta a una crescente complessità operativa.