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In una tranquilla domenica estiva dei bambini giocano festosi in un parco. Da lontano si vede arrivare una bambina che porta una notizia importante: “Siamo in guerra!”.

Tutti la guardano ma nessuno di loro capisce. Poi qualcuno le chiede: “Ma cos’è la guerra?

E la bambina risponde: “non lo so!”. Abel Gance rappresenta così l’entrata in guerra della Francia nel famoso film “J’accuse” del 1919. Sono i bambini a dare la notizia. È la spaventosa normalità della guerra. Il giovane soldato, Cesare Musatti ritorna a Milano alla fine della prima guerra mondiale.

ensava di aver visto tutto il peggio di quello che avrebbe potuto vedere. Come dargli torto? Le Fiandre erano diventate un laboratorio dell’orrore con più di 850.000 soldati caduti in un gigantesco tritacarne dove venivano sperimentati i gas letali (l’iprite prende il nome proprio dalla città di Ypres).

Il Carso e il Piave collezionavano assurdi massacri per la conquista di pochi metri di confine. “Cosa può capitare peggio di quello che ho visto?” diceva Musatti. Non doveva avere tutti i torti, considerato che lo stesso Presidente Woodrow Wilson, aveva affermato che sarebbe stata “la guerra che farà finire tutte le guerre”.

Peccato che dopo pochi anni sarebbero arrivate le leggi razziali, l’olocausto e la seconda guerra mondiale! E poi sarebbero arrivate le altre guerre e gli altri massacri nel continente asiatico e africano.

Consolidata la convinzione che la guerra è inevitabile, il mondo civilizzato e industriale ha avviato il processo di “esportazione simbolica” della guerra in un territorio in cui non possa più turbare la quotidianità. Adesso la guerra è sempre “degli altri” e possibilmente “altrove”, filtrata dalla logica spietata di un’informazione per gran parte addomesticata. Quello che avviene intorno a noi e nelle nostre case o sulle nostre strade è “terrorismo”; infatti anche le mafie e la delinquenza comune sono state rubricate sotto la categoria di pericolo esterno.

Al nord, il pericolo viene dall’est, dai migranti o dal sud (dove notoriamente ci sarebbe la mafia più potente del mondo). Al sud il pericolo verrebbe da uno stato corrotto (che non si capisce da chi sia rappresentato, e non si capisce veramente!) o da una mafia militare (che non ammazza più ma avrebbe il controllo del territorio).

Il terrorismo mette tutti d’accordo. Comoda categoria della normalità che salva tutto ciò che fa parte della nostra piccola ed educata realtà. E così il terrore ha conquistato la vita proprio come desideravano Hitler e Stalin. E la guerra è un argomento superato: una spaventosa normalità.